La conoscenza di popolazioni lontane è stata annunciata,
e accompagnata via via, e forse favorita, dalla rappresentazione fantastica.
Un’antropologia immaginaria ha descritto geografia e costumi, lingue e riti di
terre lontane. (...) ...il favoloso, l’eccessivo, lo straordinario sono confluiti
in questo antichissimo e moderno esercizio che racconta la lontananza, gli
uomini e le usanze che la abitano, le stravaganze e l’impensato che la fa
risplendere di una fascinazione sempre rinnovata. Non è forse nel desiderio
insopprimibile del viaggio, in quella malattia che Baudelaire chiama “orrore
del Domicilio”, che fondano la loro esistenza i paesi fantastici, le popolazioni immaginarie?